sabato 19 ottobre 2013

Marlene Kuntz: "La poesia della scienza" @ Teatro Palladium - Roma

18 ottobre 2013

Al Palladium, ogni romano che si rispetti non puo' ignorarlo, e' d'uso organizzare serate culturali di vario genere: quello di ieri sera era senz'altro adatto allo stile del posto.

Si tratta di uno spettacolo un po' particolare: Bergia, Godano e Tesio che "improvvisano" una colonna sonora per dei documentari di Jean Painlevé (granchi, meduse, cavallucci marini, transizioni di fase di metalli...) proiettati alle loro spalle.
Natura e musica che si fondono: arte.

Aiutati da registratori/riproduttori di suoni che gli permettono allungare le note fino allo spasmo, uno schermetto davanti a ciascuno di loro (immagino) per consentirgli di vedere il video che stanno musicando davanti ai nostri occhi.
Rumori, armonie, distorsioni, potenza e dolcezza: allucinazioni in apnea.
Letteralmente.
Chissa', forse un tempo le avremmo chiamate "Spore".
In una sincronia perfetta di suoni e immagini.
Anche troppo perfetta perche' si tratti di vera e propria improvvisazione: la dinamica e i ritmi, le esplosioni sonore e i rallentamenti, si accordano con una precisione impressionante alle immagini proiettate. No, e' impossibile che fosse tutto deciso all'impronta, certamente si erano dati delle linee guida, ma e' anche senz'altro vero che non e' tutto studiato a tavolino... e infatti a volte ci sono delle "sgradevolezze" (no, non delle belle dissonanze, proprio sgradevolezze!), note che chiaramente non sono quelle desiderate. Ma questo fa inevitabilmente parte dell'improvvisazione.

La batteria di Bergia e' completata da una serie di arnesi che non riesco a riconoscere tra cui una specie di mini-parete metallica bozzuta e uno strano gong bombato, tenuto in orizzontale, che produce note distinte a seconda di dove lo si percuote .
Godano ha portato la Stratocaster bianca e nera (in cui a un certo punto infila la solita bacchetta di batteria in puro "stile-sonica"), la LesPaul bianca e una chitarra acustica.
Tesio ha la Memphis blu e la LesPaul "left" rosso cupo: in assoluto le mie preferite del suo arsenale.

E come sempre e' proprio Tesio quello che osservo con maggiore attenzione (figli e figliastri... ma vabbeh, ciascuno ha diritto alle sue preferenze, o no?) quando le immagini non prendono il sopravvento sulla mia attenzione.
Usa la Memphis (standard) in quasi tutte le scene subacquee (granchi, alghe, cavallucci marini) e la LesPaul (CGCGGC) per meduse e transizioni di fase: scelta interessante e particolarmente azzeccata dal punto di vista sonoro.
Ed e' sempre un piacere guardarlo suonare.
Ogni volta mi ricordo perche' e' il mio chitarrista di riferimento: il movimento della sua mano destra e' sinuoso, assurdo, ipnotico... Ha una padronanza pazzesca dello strumento e dei suoi suoni, sceglie le note e (soprattutto) le pennate con maestria ed eleganza: al solito, rimango incantata.

Se mai i tre cuneesi dovessero decidere di riproporlo, consiglio vivamente di andare a gustarselo.

martedì 1 ottobre 2013

Marlene Kuntz - Nella tua luce [2013]

L'immagine di copertina ha un che di ironico e poetico allo stesso tempo, se si pensa al titolo dell'album: un portico scuro, una luce (estremamente flebile) che filtra da un arco quel tanto che basta dal lasciar intravedere le forme e il colore marrone dei muri. Il nome della band e il titolo dell'album al centro, in bianco luccicante.

play.

Tempo fa ho formulato una teoria sul percorso artistico dei MK: un album che annusa un territorio inesplorato, uno che lo esplora a fondo, uno che ne esalta ogni dettaglio.
E via da capo (a parte un'eccezione).
"Catartica" e "Che cosa vedi" erano album in cui la band cuneese tentava qualcosa che nessuno (loro in primis) aveva mai provato prima; "Il vile" e "Senza peso" si muovevano nella direzione dei loro diretti predecessori discostandosene quel tanto che bastava per definirli evoluzioni naturali; "Ho ucciso paranoia" e "Bianco sporco" erano la summa, il gioiellino, cio' che dava senso e compiutezza ai due lavori immediatamente precedenti.
Ora siamo arrivati al punto due di una nuova terna: "Ricoveri virtuali e sexy solitudini" non e' certo la prosecuzione naturale di "Uno" (album-esperimento che sarebbe stato impossibile incasellare in qualsivoglia schema esplorativo) mentre questo nuovo "Nella tua luce" sembra voler seguire la strada intrapresa tre anni fa.

Qui non si ha a che fare con il pugno in faccia che fu il primo trittico ne' con la poesia che fu il secondo: questo e' rock. Punto. Rock rinnovato, moderno, elegante e ben fatto, nessun dubbio a riguardo.
I suoni sono carichi, intensi, avvolgenti, puri e sporchi allo stesso tempo; c'e' dentro tutta la loro calda sensualita' (inevitabile marchio di fabbrica), la dolcezza e il vigore di uomini adulti che, pur avendo trovato risposte, non smettono di porsi domande sempre nuove.
E si', penso che "sensualità" sia la parola chiave, come sempre e' accaduto con Marlene: da principio la sensualita' animale e selvaggia dei giovani, poi quella poetica dei quarantenni, ora quella matura e consapevole di tre uomini che forse cominciano a sentire la soglia dei cinquant'anni avvicinarsi... ma quanta meraviglia in questa consapevolezza!
Passano gli anni, il mondo evolve, i musicisti e gli ascoltatori pure. Ma il rock dei Marlene Kuntz e' sempre li', palpabile, fisico. Anche quando questa fisicita' assume connotati necessariamente (fortunatamente!) diversi rimane, incontestabilmente, fisicita'.

Alcuni passaggi, devo confessarlo, mi pare di averli gia' sentiti all'interno della loro produzione quasi (argh!) ventennale; piccole somiglianze, echi di ricordi nebbiosi e poco piu', ma penso sia normale: un autore che si rispetti mette se' stesso in ogni nota, e per quanto si possa crescere o evolvere, un essere umano rimane (sempre) piu' o meno se' stesso.
Nell'ascolto riesco a vedere il braccio destro teso e rigido di Godano che picchia nervoso sulle corde della chitarra, i colpi potenti -tempo e controtempo- di Bergia con la loro danza a/simmetrica, le mani morbide ed eleganti di Tesio (qui gioca anche a tratti con il basso) che con i loro movimenti su e giu' sulle corde impreziosiscono e danno quell'impronta 'marlenica' inconfondibile.

Cosa manca per farne un grande album? Sicuramente qualcosa, ma se vogliamo dar credito alla mia teoria, questo qualcosa sara' nel prossimo...

E come al solito attendo con impazienza di risentirli dal vivo, da sempre la loro dimensione naturale, quella in cui riescono a dare tutto, incantare completamente, far battere il cuore a ritmo.


Lista delle tracce:

Nella tua luce
Il genio (l'importanza di essere Oscar Wilde)
Catastrofe
Osja, amore mio
Seduzione
Adele
Su quelle sponde
Giacomo eremita
Senza rete
La tua giornata magnifica
Solstizio