giovedì 15 gennaio 2015

Cartolina da Bali, parte 2

Continuo il mio resoconto balinese. Il sistema di trasporto a Bali è fondato essenzialmente su motorini (per i locali) e auto a noleggio con autista (per i turisti). Scorrazzare in motorino per le strade lungocosta è stato divertente e diciamo che con il continuo tentare di evitare cani, gatti, marmocchi, galli, galline, pulcini, capre, e vari altri animali da cortile non ci siamo annoiati! Ma visto che ci è cara la vita, gran parte degli spostamenti sono stati fatti tramite ncc, tra cui una bella gita nell'entroterra.

 La suddetta gita è consistita fondamentalemente nel vagare da un tempio all'altro cercando di un po' di quiete, che abbiamo trovato nel grazioso orto botanico ma soprattutto nelle magnifiche terrazze di risaie: una vallata, enorme, completamente terrazzata, in cui il cielo plumbeo si rifletteva nell'acqua delle risaie, facendole sembrare colme di argento liquido, il tutto contornato da questo verde brillante tropicale, insomma una cosa meravigliosa.
 Altro punto notevole è il tempio di Tana Lot, praticamente un Mont Saint Michel de noartri: arroccato su scoglio nel mare, inaccessibile in caso di alta marea e squassato dalle onde dell'oceano.Uno spettacolo che non lascia indifferenti, tale da diluire nella sua magnificenza la folla di turisti e pellegrini. Probabilmente fregata dai neuroni specchio, confesso di aver percepito un barlume di quella quiete che solo la fede (o, nel mio caso, monumentali trionfi della natura tipo il grand canyon) sembra poter conferire.

Il resto della vacanza è andata come segue:

Amed, villaggetto tranquillo ad est, sviluppato lungo l'unica strada della zona, strappato al mare da una parte e alla giungla dall'altra: solita storia. Finchè stai nel tuo delizioso bungalow sulla spiaggia privata, con amache e prati all'inglese tutto ok. Appena metti il naso fuori ti vien da piangere. Qui però abbiamo iniziato a capire che il vero tesoro di Bali è sott'acqua: ci siamo sparati un'immersione (anzi due) nei pressi di un relitto che è stata la fine del mondo. Pesci, coralli, il trionfo di una natura rigogliosa e aliena, splendido.

Lovina, squallida cittadina turistica a nord nota per (la caccia a)i delfini. Ci siamo rifiutati di prendere parte al rito barbaro di inseguire queste povere bestie con barche e gommoni, stressandole e spaventandole nella speranza di vederle da vicino. Visto che non c'era veramente nient'altro da fare nè da vedere e il mare era pure brutto, siamo fuggiti il giorno dopo. Memorandum: se si è nella stagione umida di un luogo tropicale, per quanto sia ben recensito MAI ripeto MAI cenare in un ristorante senza aria condizionata situato sopra un forno.

Da qualche parte a ovest di Pemuteran, a ridosso del parco nazionale. Ultima tappa, praticamente metà del nostro soggiorno a Bali. Lo squallore, il traffico, scompaiono e cedono il posto a una molto più dignitosa e pulita semplicità rurale. La comunità induista cede il passo a quella musulmana, niente più offerte floreali per terra sostituite da tante bimbe e donne col velo, dai canti incomprensibili (e talvolta inequivocabilmente stonati!) delle preghiere serali. C'erano quei canti in sottofondo quando ho saputo di Charlie Hebdo: la mia prima reazione è stata di sfogarmi col primo europeo che ho trovato (un tedesco intagliatore di pietre preziose, per la cronaca). Ma poi ho iniziato a godere del privilegio di un punto di vista sufficientemente lontano da rimettere le cose in proporzione. Gli starnazzamenti nostrani sulla guerra di religione tra Islam (tutto, 1.3 milardi di persone, tutte in guerra contro di noi) e Occidente, mi sono apparsi banalmente miope paura, mossa dall'interesse e concimata dall'ignoranza. Per il resto bungalow sulla spiaggia, prati all'inglese, immersioni, come ad Amed, ma in un'atmosfera completamente diversa, molto più rilassata, con questa natura rigogliosa ma non soffocante, i monti alle spalle, il mare davanti. Una vera vacanza ai tropici (senza spiaggia bianca) che alla fine era tutto quello che cercavo.

1 commento:

  1. Dunque per la vacanza ai tropici bisogna andare in resort posseduti verosimilmente da europei o nordamericani, gente che tiene conto del numero di posti letto e della distanza tra questi che un essere umano (o forse un occidentale) abbisogna per sentirsi rilassato... interessssssssssante...

    Per tornare ai commenti del post precedente, immagino che buona parte dei soldi che entrano in posti come questi finiscano a casa del proprietario, ovvero in Europa o in nordamerica.

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